nuova recensione di Luigi Sforza

Ci sono dei CD che da subito, dai primi suoni, fanno presagire un buon ascolto.
Camarones A La Plancha, il primo disco a nome della giovane contrabbasista veneta Rosa Brunello, cattura immediatamente l’attenzione dell’ascoltatore.
Nessun artificio particolare, sia chiaro, solo suggestioni bop e soul jazz, sporadiche e libere dilatazioni di carattere free, marcate coloriture elettriche, delicate ballad, ma declinati in maniera appasionata e coerente.
Di peso sono anche i temi, che nelle ballad raggiungono intensità e raffinatezza.

In generale nell’intero album si condensano le esperienze jazzistiche dei valenti musicisti che vi partecipano, esperienze moderniste e contemporanee che emergono chiare e definite, così come emerge, seppur in forma latente, l’influenza di alcuni modelli di riferimento (Dave Holland su tutti).

Per quanto la leader e la compositrice dei brani, ad eccezione di uno, sia Rosa Brunello, il suo strumento non emerge sugli altri, come spesso capita nei dischi a nome di un singolo musicista. Attorno alle sue composizioni si avverte un’intenso afflato sonoro dell’intero quintetto, al quale si aggiungono per alcuni brani due valenti ospiti d’onore quali Glauco Venier e Filippo Vignato.

 

Luigi Sforza

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