RECENSIONE DEL CONCERTO DEL ROSA BRUNELLO QUINTET AL 28DIVINO, ROMA, 10 MAGGIO 2013

RECENSIONE DEL CONCERTO DEL ROSA BRUNELLO QUINTET AL 28DIVINO, ROMA, 10 MAGGIO 2013:

Rosa Brunello, il jazz venuto dalla Laguna – di Giovanni Rossi, www.outsidersmusica.it

Nel panorama capitolino dei concerti jazz spesso ci si deve accontentare di una fiacca e monocorde riproposizione degli standards. Quindi è con vero entusiasmo che ho ascoltato venerdì 10 maggio, al 28DiVino, il Rosa Brunello Quintet: un essemble di giovani e validissimi musicisti che ha il coraggio di proporre un repertorio di musica originale.

In un settore in cui ancora le donne fanno fatica ad imporsi è una lieta sorpresa il poter scrivere di una brava e giovane musicista, Rosa Brunello, che si pone alla guida di un gruppo. A dispetto dei suoi soli ventisette anni, la contrabbassista veneta, dirige con piglio sicuro la piccola orchestra, essendo anche l’autrice e l’arrangiatrice dei pezzi che compongono il loro primo CD, “Camarones a La Plancha”, edito dalla meritevole casa discografica “Zone di musica”.

Nel concerto dal vivo si può cogliere l’estrema versatilità del quintetto. Accanto a gradevolissime melodie quali la title track oppure “Lagunare” che suggeriscono agli ascoltatori placide visioni di assolate distese marine, si passa ai ritmi serrati quasi compulsivi di pezzi quali “Us”, in cui ognuno dei musicisti ha la possibilità di esprimere il suo estro in lunghi assoli, fino a che, dopo aver seguito strade diverse, i suoni si ricongiungono e pervengono ad una unità armonica nel finale.

Diplomatasi al conservatorio di Trieste su una tesi su Dave Holland, l’influenza del grande contrabbassista inglese in Rosa Brunello si nota soprattutto nella scrittura di testi precisi e puntuali, in cui sono permesse le divagazioni, ma che non rimangono mai sterili e fini a sé stesse. Nel sound già ricco e vigoroso della musicista veneta possiamo rintracciare anche echi di progressive rock e della passione giovanile per il reggae. La contaminazione tra generi, unito al possente richiamo a quella corrente denominata “jazz fusion” che dominò la scena sul finire degli anni Sessanta, crea brani vividi, pulsanti, capaci di riflettere una forte e fresca autorialità per fortuna non zavorrata dall’intento di stupire a tutti i costi.

Il quintetto si produce nel live come una gioiosa macchina di musica in cui spicca (non me ne vogliano gli altri), il sax di Piero Bittolo le cui accelerazioni, improvvisazioni, rimonte stordiscono ed ammaliano gli spettatori. Se mi passate il paragone calcistico mentre la giovane leader è il regista della squadra, il sassofonista veneziano è il goleador che la mette dentro. Non bisogna però far torto di tacere della bravura e della perizia tecnica degli altri tre componenti del gruppo: David Boato alla tromba, Riccardo Chiaron alla chitarra elettrica e Luca Colussi alla batteria.

Alla fine del concerto, dopo due ore di ottimo jazz, nello spazio raccolto ed intimo del 28 Divino, è stato facile pronosticare, per gli spettatori presenti, un fulgido avvenire pieno di soddisfazioni per Rosa Brunello. Non posso che accodarmi agli elogi ed aspettare la crescita e l’evoluzione di questa nuova stella del jazz italiano.